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Voto di scambio mafioso: arrestato candidato alle comunali

Arrestato e condotto in carcere dalla Polizia di Stato per scambio elettorale politico-mafioso, un dipendente di Riscossione Sicilia (dal 1° ottobre 2021 ADER-Agenzia delle entrate-Riscossione), ex consigliere provinciale eletto all’epoca nell’Udc e adesso candidato con Forza Italia nel Consiglio Comunale di Palermo alle elezioni che si terranno domenica prossima. L’accusa è di avere stretto un patto con i boss del mandamento Uditore, storici alleati del capomafia Totò Riina ospitato nell’ultimo periodo della sua latitanza in una delle loro ville

Arrestato e condotto in carcere dalla Polizia di Stato per scambio elettorale politico-mafioso, Pietro Polizzi, dipendente di Riscossione Sicilia (dal 1° ottobre 2021 ADER-Agenzia delle entrate-Riscossione), ex consigliere provinciale eletto all’epoca nell’Udc e adesso candidato con Forza Italia nel Consiglio Comunale di Palermo alle elezioni che si terranno domenica prossima. L’accusa è di avere stretto un patto con i boss del mandamento Uditore, i costruttori Sansone, storici alleati del capomafia Totò Riina ospitato nell’ultimo periodo della sua latitanza in una delle loro ville.

Arrestato anche Agostino Sansone, fratello di Gaetano, proprietario della villa di Via Bernini in cui Riina passò gli ultimi mesi prima dell’arresto nel 1993 e un suo collaboratore Manlio Porretto. Agostino Sansone è fratello di Gaetano e Giuseppe, noti costruttori con la passione per la politica, erano gli imprenditori di riferimento di Riina nel campo dell’edilizia. Proprietari di un patrimonio enorme, solo in parte confiscato, negli anni sono stati arrestati per mafia. Agostino ha scontato una condanna per associazione mafiosa. Agostino Sansone era tornato a fare l’imprenditore edile dopo avere scontato una condanna per associazione mafiosa estesa anche ai suoi fratelli. Gaetano e Giuseppe Sansone dopo l’arresto di Salvatore Riina nel febbraio 1993 furono coinvolti e arrestati. Agostino venne arrestato successivamente nel 2000. All’epoca i Pubblici ministeri Maurizio de Lucia e Michele Prestipino gli contestarono di essere il “volto pulito” del clan nella gestione degli appalti unitamente ad una grande “passione” per la politica. A parlare di Agostino erano stati i pentiti Angelo Siino, Giovanni Brusca e Giusto Di Natale.

Voto di scambio mafioso: arrestato candidato alle comunali

Contro il candidato consigliere comunale ci sarebbero alcune intercettazioni ambientali. il 73enne boss Agostino Sansone, fratello di Gaetano il padrone di casa di Salvatore Riina (detto Totò) sarebbe stato intercettato dalla Squadra mobile nel comitato elettorale dell’esponente politico che sostiene il candidato sindaco del centrodestra Roberto Lagalla.

L’incontro tra il candidato consigliere e il Sansone sarebbe avvenuto il 10 maggio. I due avrebbero stretto l’accordo in vista del voto di domenica 12 giugno. Il capomafia era però intercettato e gli inquirenti hanno potuto ascoltare in diretta la promessa di appoggio alle prossime comunali in cambio dell’assicurazione del sostegno da parte del politico.

Conversazione dalla quale sarebbe emerso con chiarezza il patto elettorale stretto tra il candidato di Fi e Sansone. Per i Magistrati, le parole pronunciate non avrebbero lasciato dubbi sicché il Procuratore aggiunto Paolo Guido, il coordinatore della Direzione distrettuale antimafia e i sostituti Giovanni Antoci e Dario Scaletta, hanno chiesto e ottenuto in circa quattro giorni dal Giudice per le Indagini Preliminari l’arresto di Polizzi e di Sansone, per il reato di 416 ter, “scambio elettorale politico mafioso”.

Voto di scambio mafioso: arrestato candidato alle comunali

Il padrino avrebbe offerto il sostegno del suo clan, quello del quartiere Uditore mentre il candidato alle comunali si sarebbe messo a disposizione. Ciò ha fatto scattare l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal presidente dell’ufficio Gip di Palermo, Alfredo Montalto.

È seguita anche una perquisizione nell’abitazione e negli uffici del costruttore Agostino Sansone presso il complesso residenziale di Via Bernini, lo stesso in cui i Sansone, storici alleati dei boss corleonesi, ospitarono Totò Riina prima dell’arresto. Si tratta del covo dal quale, il 15 gennaio del 1993, il padrino uscì prima di finire arrestato.

Luogo che è stato al centro di misteri e di un lungo processo agli ex carabinieri del Ros che catturarono Riina. I militari, imputati di favoreggiamento, furono poi assolti. La sorveglianza della villa da parte del Ros, inspiegabilmente, dopo pochi giorni dall’arresto di Riina venne interrotta e l’edificio fu ripulito dagli uomini di Cosa nostra che, come raccontano i pentiti, avrebbero perfino imbiancato le pareti facendo sparire ogni traccia della presenza del boss e della sua famiglia.

NOTA

Giova precisa che i procedimenti in corso sono ancora in fase di indagini preliminari e che, in ossequio al principio di non colpevolezza fino a sentenza di condanna passata in giudicato, gli odierni destinatari di misura cautelare sono, allo stato, indiziati in merito ai reati contestati e che la loro posizione sarà definitiva solo dopo l’emissione di una eventuale sentenza passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.

Nell’immagine di copertina La Squadra Mobile e la Procura di Palermo

Adduso Sebastiano

(le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)

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