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Caltanissetta: esecuzione di 12 misure cautelari nelle provincie di Enna, Catania, Messina

I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta hanno eseguito, in data 30.05.22, un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 12 persone, indagate – in concorso e a vario titolo – per i delitti di furto ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, a nove degli stessi è stata applicata la misura detentiva in carcere ed agli altri tre quella degli arresti domiciliari: attraverso dipendenti “fidelizzati”, avrebbero inciso nelle dinamiche aziendali a più livelli; soggetti a loro “vicini”, ovvero di “fiancheggiatori” per indurre i dipendenti assunti dall’amministratore giudiziario ad abbandonare il posto di lavoro; le vittime non solo non hanno sporto denuncia, ma avrebbero altresì sottaciuto; avrebbero così assicurato la presenza esclusiva di personale di comprovata fedeltà presso le imprese loro sequestrate; all’interno di una delle imprese sequestrate, anche un evento conviviale “una cena a base di porchetta”, evento che, in tale contesto, assumerebbe un alto valore simbolico; attraverso “l’intermediazione” di altri “fiancheggiatori”, uno dei quali intraneo a “cosa nostra” e operanti nella provincia di Messina

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Borsellino, l’accusa del Procuratore di Caltanissetta: Il più grande depistaggio d’Italia, tutti sapevano

Sono qui oggi quasi come testimone – ha detto il Procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca nella requisitoria del processo a tre poliziotti accusati di aver depistato le indagini sulla strage di via D’amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina – perché l’eccellente lavoro fatto dal collega Luciani non ha bisogno di alcuna integrazione. Sono qui per testimoniare, ed è quasi superfluo, che le conclusioni che saranno oggi formulate non rappresentano il convincimento isolato di un pubblico ministero ma che tutta la Procura di Caltanissetta le condivide. Non si tratta di una frattura rispetto al passato bensì di una lenta e costante evoluzione che ci porta oggi a contestare la sussistenza dell’aggravante di mafia. I plurimi, gravi, elementi depongono tutti nel senso che il depistaggio ha voluto coprire delle alleanze strategiche di Cosa Nostra, che in quel momento riteneva di vitale importanza“