L’annosa inadeguatezza cronica della trasversale Politica e Burocrazia italiana, Vecchia e Nuova, di Governo e Parlamento, di spendere persino i soldi del PNRR, appare eloquente dai dati del 2021, in cui a fronte dei preventivati 13.7 miliardi di euro sono stati spesi solo 5,1 miliardi destinati alle Ferrovie e agli Econobonus.
Lo si è appreso la settimana scorsa quando la Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) è stata in audizione innanzi alle Commissioni bilancio di Camera e Senato riunite in seduta congiunta. In sintesi nel 2021 sono stati spesi solo 5,1 miliardi di euro dei 13,7 miliardi previsti, quindi il 37,2% dell’obiettivo iniziale programmato.
E di quei 5,1 miliardi la maggior parte è stata destinata a progetti già in essere (cioè già finanziati tramite prestiti sostitutivi) secondo quanto indicato dal Ministro dell’Economia nella sua audizione sul PNRR tenuta presso alcune Commissioni parlamentari della Camera e del Senato nello scorso febbraio.
Passato intanto il 2021 con meno della metà dei fondi del PNRR spesi, per il 2022 in molti chiedono al Governo di riscrivere il piano tenendo conto dell’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia e delle materie prime. E soprattutto perché la spinta autonoma della crescita si è raffreddata sotto i colpi di guerra e inflazione. Una sollecitazione che parte soprattutto da Confindustria (secondo Carlo Bonomi il Pnrr va modificato e allungato temporalmente), dall’Ance (qualche giorno fa il presidente dell’associazione dei costruttori Gabriele Buia ricordava al sussidiario.net che molte delle opere finanziate dal Pnrr «sono già iniziate da tempo», in alcuni casi programmate anche vent’anni fa, e «con questi ritardi, oggi scontano tutte prezzi talmente vecchi che non è più possibile eseguirle. Senza dimenticare le opere pubbliche in corso di realizzazione a livello territoriale, le manutenzioni stradali e quant’altro: un’enormità») e da alcuni governatori.
In Sicilia ammonta a 8,432 miliardi di euro il tetto degli investimenti finora preventivati (“territorializzati”) del Pnrr legati al settore delle costruzioni, per volume degli importi l’isola è terza, dietro alla Campania (10,4 mld) e alla Lombardia (10 mld). Tra ottobre e gennaio, secondo l’ultimo rapporto che l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) ha redatto all’inizio di quest’anno, la Sicilia si piazza al secondo posto nel Paese per quantità di fondi “territorializzati”, pari a 3,052 miliardi, preceduta solo dalla Lombardia (3,306 miliardi). Ancora non è possibile quantificare il volume d’investimenti per l’intero “pacchetto Rcovery” da qui al 2026. La quota maggiore di risorse, legate alle costruzioni, è appostata per la Sicilia nella missione che riguarda “la rivoluzione verde e la transizione ecologica”, 2,971 miliardi; nelle “infrastrutture per una mobilità sostenibile” la massa finanziaria è pari a 2,617 miliardi, mentre la cifra relativa agli investimenti per inclusione e coesione è di 1,292 miliardi. E ancora: 780 milioni per la salute e 123 milioni per digitalizzazione, innovazione competitività e cultura.
Riguardo al settore Salute, la Sicilia ha a disposizione 780 milioni di euro. Il Governo Musumeci ha redatto un piano di massima d’investimenti, trasmesso al ministero, e alla commissione Sanità per condividerlo con l’Assemblea siciliana prima della firma del contratto di sviluppo, prevista entro giugno: il programma prevede la realizzazione di 39 ospedali, 146 “case della comunità” e 49 centrali operative con 5-6 infermieri.
La Regione Siciliana per far fronte alla programmazione di spesa per il PNRR ha annunciato un concorso di 300 posti per Tecnici ed Esperti al fine di consentire agli Uffici espletamento delle novità normative dettate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Si tratterà di un concorso per coprire 300 posti con contratti a termine da 3 anni per esperti (ingegneri, architetti, specialisti in norme dei contratti pubblici) ma con compensi considerevoli che possono arrivare anche fino a 5 mila euro al mese. Si occuperanno principalmente di assistere e coadiuvare i Comuni e gli altri Enti Locali nell’attuazione dei progetti d’investimento europei.
Le assunzioni saranno a tempo determinato, con contratti a termine della durata di 3 anni. Le assunzioni dovrebbero prevedere compensi che potranno toccare: 30.000€ l’anno per i professionisti con esperienza fino a 3 anni; 50.000€ l’anno per chi ha 7 anni di esperienza; 70.000€ per chi ha un profilo più alto. Per inviare, la propria candidatura è necessario attendere la pubblicazione del bando, sul portale di riferimento InPA la nuova porta di accesso per lavorare nella Pubblica amministrazione.
Tuttavia la Regione Siciliana ha anche manifestato, tramite la rappresentanza della Presidenza, la necessità che sia spostata la data di scadenza di almeno due anni per la progettualità.
“Non riusciremo a utilizzare questa straordinaria opportunità perché molti Comuni non sono attrezzati – ha dichiarato qualche settimana addietro il Presidente della Regione Siciliana Musumeci alla prima edizione dell’Act Tank Sicilia: la piattaforma permanente che The European House-Ambrosetti ha avviato in collaborazione con la Regione Siciliana e con la partnership di importanti realtà presenti nell’Isola come Eni, UniCredit, Fondazione Sicilia, Gruppo Arena ed Eolo svoltasi il 25 marzo a Palazzo Belmonte Riso – Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea a Palermo – manca la consulenza tecnica e c’è anche qualche confusione dentro qualche ministero a Roma”.
“Abbiamo varato la nuova programmazione europea e l’abbiamo trasmessa al Parlamento siciliano – ha aggiunto il Presidente – sono circa 7,5 miliardi, ora attendiamo di capire come potrà essere realizzata se non procederemo all’assunzione di almeno un migliaio di giovani laureati bravi e competenti”.
Nel frattempo il MEF (Ministero dell’economia e delle finanze) fa sapere che il 13.04.2022 “la Commissione Europea ha versato all’Italia la prima rata da 21 miliardi di euro per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dando seguito alla valutazione positiva della richiesta di pagamento presentata da Roma a fine dicembre, che ha certificato il raggiungimento dei 51 obiettivi previsti nel PNRR per il 2021. Tale rata, che segue l’erogazione nel mese di agosto di 24,9 miliardi a titolo di prefinanziamento, ha un valore complessivo di circa 24,1 miliardi di euro, con una parte di contributi a fondo perduto pari a 11,5 miliardi e una di prestiti pari a 12,6 miliardi. L’importo effettivamente versato di 21 miliardi di euro (suddivisi fra 10 miliardi di sovvenzioni e 11 miliardi di prestiti) è al netto di una quota che la Commissione trattiene su ogni rata di rimborso, pari al 13% del prefinanziamento ricevuto ad agosto 2021 dall’Italia. Il pagamento della prima rata del PNRR rappresenta un ulteriore passaggio nel percorso di attuazione degli investimenti e delle riforme previsti dal Piano. Sono interventi che permetteranno di accelerare la transizione ecologica e digitale, rafforzare il sistema produttivo, modernizzare la pubblica amministrazione, ridurre i tempi della giustizia e accrescere la dotazione di infrastrutture del nostro Paese”.