Avevamo lasciato le associazioni dei pazienti della Cannabis medicinale allo speranzoso incontro del 25 maggio u.s. presso il Ministero della Salute, ove, invece, l’annosa burocrazia ha invalidato ancora una volta tutti gli impegni e sacrifici perpetrati in questi anni dalle predette associazioni in rappresentanza di circa 50 mila pazienti.
Italia: manca la cannabis medica a 50 mila pazienti. In Sicilia e Toscana produzione e corsi
Infatti anche il predetto appuntamento al “tavolo tecnico permanente” istituito presso il ministero della Salute con la partecipazione delle associazioni di pazienti, si è risolto con un nulla di fatto e tanta delusione per le persone che avevano riposto le proprie speranze affinché il ministero desse finalmente delle risposte concrete ai problemi che da anni affliggono i pazienti che utilizzano la cannabis per le proprie patologie.
“Non è arrivata nessuna risposta a ciò che avevamo espressamente richiesto con un documento che avevamo consegnato – aveva dichiarato Santa Sarta presidente del Comitato Pazienti Cannabis Medica – Era uno studio di fattibilità per quanto riguarda le importazioni in cui chiedevamo di aprire le importazioni a tutte le aziende che hanno la possibilità di fornire prodotti registrati, già approvati dagli enti regolatori esteri e importarli in Italia, visto che continua ad esserci la carenza e le risposte che ci hanno dato a partire dalla manifestazione di interesse e il bando da 100 chili, non sono assolutamente sufficienti”.
Sulla (incomprensibile) limitazione nell’importazione di cannabis medica era intervenuto anche il dottor Fabio Firenzuoli, Resp. CERFIT, Centro rif. per la Fitoterapia, Regione Toscana Prof. a c. Fitoterapia, Univ. Firenze “La ricerca fa passi avanti ogni giorno. A settembre il British Medicai Journal (la Bibbia della medicina, ndr) ha pubblicato le linee guida, frutto di studi approfonditi, sull’uso della cannabis per combattere il dolore oncologico, neuropatico e da fibro-mialgia. Basterebbe questo per aggiornare le indicazioni in materia del ministero della Salute, ferme al 2015”.
La Regione Siciliana attraverso l’Assessore alla Salute Ruggero Razza, quello all’Agricoltura Toni Scilla e con l’interessamento pubblico della Vicepresidente dell’Assemblea Regionale Sicilia Angela Foti, al contrario della illeggibile burocrazia del Ministero della Salute, sta proponendo di porsi quale regione produttrice di tanto da emanare un progetto innovativo per la fornitura di cannabis terapeutica da utilizzare in campo medico. Tra l’altro a settembre del 2021 la Regione Siciliana aveva dato il via all’erogazione gratuita in tutte le Asp Siciliane. Presentata mozione per l’ampliamento delle patologie. Iniziativa che tuttavia rimane inficiata dalla limitazione della cannabis medicinale importata in Italia dal Ministero della Salute.
Di recente un gruppo di associazioni siciliane hanno incontrato presso la Regione l’Assessore alla Salute e la Vicepresidente dell’Ars. La vicepresidente Angela Foti ha dichiarato in merito “I pazienti in cura con la cannabis terapeutica non possono più aspettare! Nonostante i passi fatti avanti dalla nostra regione, il ministero si attarda a garantire la disponibilità del farmaco che da mesi è difficilmente reperibile e la continuità terapeutica è compromessa”.
La Sicilia nel frattempo diventa la prima regione in Italia ad avviare dei corsi di studi di medicina anche un modulo dedicato alla Cannabis medica, ora presente all’interno del corso di Medicina generale promosso dal CEFPAS, il Centro per la Formazione Permanente e l’Aggiornamento del Personale del Servizio Sanitario. Tra i docenti del corso, che ha coinvolto quasi duecento medici del secondo anno della Scuola di Medicina Generale, c’è il Dottor Carlo Privitera, specialista in Chirurgia Generale e d’Urgenza, che ha tenuto un seminario dedicato ai Farmaci oppioidi e Cannabis nella terapia del dolore, il quale al riguardo ha dichiarato che i partecipanti “Sono tutti Assistenti in formazione già laureati in Medicina e Chirurgia, che, teoricamente, rappresentano il ricambio generazionale dell’attuale coorte di Medici di Medicina Generale (se non si disperderanno nelle guardie mediche territoriali per poi perdere tutta la passione per la Medicina e il servizio al Paziente)”.
Italia: manca la cannabis medica a 50 mila pazienti. In Sicilia e Toscana produzione e corsi
Anche la Regione Toscana ha avviato dal 13 giugno 2022 presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi Largo G.A. Brambilla, 3 – Firenze, un corso di formativo nazionale di riferimento per il “Trattamento del dolore acuto e cronico” atteso che, come riportato nell’informazione “negli ultimi anni si sono palesate e consolidate problematiche relative al trattamento con cannabis medicinale, quali indicazioni d’uso limitate, estratti diversi e trattamenti diversificati, prescrizioni inappropriate, eventi avversi e tossicità. L’evento formativo, proposto dal CERFIT, Centro di Ricerca e Innovazione in Fitoterapia e Medicina Integrata dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, vuole apportare una corretta ed esaustiva informazione alle Professioni Sanitarie per lo sviluppo continuo di conoscenze e competenze aggiornate e promuovere un uso efficace, sicuro ed appropriato della Cannabis terapeutica”.
Sul punto, Iacopo Melio, giornalista, scrittore, consigliere regionale della Regine Toscana nelle file del Pd e attivista per i diritti umani e civili, nato con la sindrome di Escobar, una sindrome genetica rara per la quale non esiste ricerca per la prevenzione o la cura tanto che utilizza una sedia a rotelle, aveva dichiarato nel Consiglio regionale Toscano “La Toscana, con il suo stabilimento chimico farmaceutico militare, dimostra di essere la Regione più avanzata sul fronte della Cannabis terapeutica, purtroppo però non tutti i medici sono ancora oggi propensi a prescriverla: ecco perché occorre inserire all’interno della formazione continua offerta dalla Regione ai medici di base, un percorso specifico affinché i medici siano adeguatamente informati e si possano eliminare delle resistenze del tutto superflue da un punto di vista medico-scientifico”.
Le associazioni della cannabis terapeutica dovrebbero ritornare al tavolo tecnico del Ministero della Salute a fine giungo 2022.
L’OPINIONE
Riprendendo alcune parti sopra riportate e, stante alcuni precedenti nostri articoli, ci sembra che i pazienti della cannabis medicinale si trovino a sbattere da anni contro la Burocrazia del Ministero della Salute la quale, incomprensibilmente, limita l’importazione nazionale di cannabis terapeutica in Italia, addirittura, pare, da quanto avremmo appreso, condizionandone (inspiegabilmente) l’acquisto presso una Nazione europea (quando poi ci viene declamato da tutti che il Mercato Europeo è unico e libero).
Ma così penalizzando, di tutta evidenza e notorietà, i pazienti della cannabis medica, i quali sono conseguentemente spesso obbligati a causa della cronica carenza del prodotto terapeutico a rivolgersi al mercato nero – ove però, di certo, la cannabis non è più medica, ovverosia controllata e dosata sanitariamente per ogni specifica patologia e paziente – rischiando in questa maniera di peggiorare le loro condizioni di salute oltre a subire effetti giudiziari.
Parallelamente, coincidenza vuole, le criminalità organizzate in Italia, native ed estere, sul nostro territorio risaputamente ne importano tonnellate.
C’è da chiedersi inoltre, come mai in Italia si importerebbe la cannabis medicinale dai Paesi del Nord Europa quando siamo la Nazione di “O sole mio” (una canzone napoletana pubblicata nel 1898 e conosciuta in tutto il globo) e particolarmente la Sicilia ha uno dei climi temperati più fantastici del mondo in cui di certo se ne potrebbe produrre talmente in abbondanza ed esportarla noi all’estero, cosa che farebbe bene anche alle piangenti casse pubbliche.
(le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)